Ognuno ha il suo doppio storico. Una sorta di figura auerbachiana in compresenza, che non rimanda e non prefigura, ma che contempla e agisce.
Il doppio è presenza dell’altro in uno. O dell’uno nell’altro. Che è sempre sé.
Una dissociazione divina. Dogma pagano e manicheo.
Il caleidoscopisco prisma della personalità è un’emerita cazzata.
Due è piú che sufficiente ed ha il pregio di non essere un numero perfetto.