Il sapersi almeno fortunati al grado zero dell’esistente non lascia comunque superare il disagio di un’affezione dell’animo che sembra sia radicata nel corpo come tara spirituale. Un senso diffuso d’insoddisfazione è lo scotto che si paga a una sovrabbondanza di materialità. Ed è anche la controparte peggiore: il dito puntato contro quello stesso stato di cose che si fomenta, si accresce, a cui ci si educa.
“Lamentarsi del superfluo”, si dice.
E non si può però far altro, visto che, in fondo, il superfluo non è purtroppo il necessario.