Francamente troie

Durante un convegno a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, nelle vesti di assessore al turismo della Regione Sicilia, Battiato, riferendosi al parlamento italiano, a un certo punto ha detto: «Farebbero qualunque cosa queste troie qui che si trovano in giro nel parlamento».
Alla frase, sono seguite ovvie polemiche, alle quali Battiato ha risposto con un, ormai, classico “sono stato frainteso”; specificando inoltre che si riferiva a «passate stagioni parlamentari […] caratterizzate dal malaffare politico, dal disprezzo per le donne e per il bene pubblico»; aggiungendo poi che faceva «riferimento alla ‘prostituzione’ che c’era nel Parlamento italiano fino a pochi mesi fa, sia maschile che femminile».
Nella querelle (!) che si è sviluppata a seguito delle affermazioni di Battiato è però sfuggito un punto fondamentale che, facilmente, avrebbe spiegato la reale intenzione espressiva dell’artista catanese.
Mettendo da parte inutili e moralistici peana sull’aberrante abbassamento di tono che il linguaggio politico (anche in sedi istituzionali) ha ormai subito; il conseguente e altrettanto moralistico appunto riguardo a una doverosa quanto auspicabile formale liceità da tenere in incontri istituzionali; e la ovvia considerazione che se al posto di «Farebbero qualunque cosa queste troie qui che si trovano in giro nel parlamento» Battiato avesse detto «Avrebbero fatto qualunque cosa quelle troie lì che si trovavano in giro nel parlamento» in pochi lo avrebbero frainteso (al netto di chi avrebbe comunque avuto da ridire sul “giudizio” riguardo alla passata legislatura), quello che ci preme qui sottolineare è lo scarto semantico che Battiato ha operato nell’utilizzare il termine “troie”.
Come successivamente spiegato dallo stesso neo assessore, il riferimento non era rivolto alle donne, ma “agli uomini e alle donne” che del parlamento e del loro mandato parlamentare hanno fatto mercimonio.
In questo senso, ha ragione Battiato nel considerare travisate le sue parole.
Battiato, uomo di profonda cultura, ha de-genderizzato il termine, femminile, elevandolo a significanza onnicomprensiva di (qualsiasi) genere, modificandone, nel guizzo indignato dell’artista, lo status morfologico e semantico. In questo senso,”troia” smette di essere un semplice sostantivo femminile e viene a configurarsi come un neutro, ad indicare una categoria non più comprensiva di una specifica identità sessuale ma di usi e costumi che accomunano un certo umano genere.

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